Quando nel 1987 i nostri nonni visitarono la tenuta per la prima volta, non ebbero il minimo dubbio: fu amore a prima vista per quei 50 ettari di terra rossa dove pettinati filari di vigna si alternano a oliveti e boschi selvaggi. Da qui è possibile godere di una vista unica: la Rocca Pisana – magnifico esempio di architettura palladiana –, gli Appennini e la pianura padana che risplende fino ai nostri piedi.
Le radici delle nostre vigne affondano su antiche colline emerse ben 60 milioni di anni fa, sotto a fossili marini e sassi calcarei, in cui la terra nasconde una miniera di minerali fondamentali per la vita delle piante come potassio, magnesio e ferro. I nostri nonni capirono subito il potenziale inespresso della zona, caratterizzata dalla candida purezza della pietra berica. Da allora Cicogna è diventato un progetto volto a valorizzare le potenzialità di questo terroir con una viticultura di altissima qualità.
Ma le fortunate idee di Domenico e Pietro non si fermarono qui. Capirono infatti fin da subito la necessità di investire in ricerca e sperimentazione, e lo fecero piantando varietà al tempo considerate esotiche. Non solo: fin dall’acquisto della tenuta nel 1987, i vigneti sono stati piantati con il sistema guyot, poco diffuso in Veneto, che punta sulla qualità e non sulla quantità.
Seguirono altre decisioni rischiose ma innovative, come l’introduzione di impianti ad alta densità e la produzione di vini monovarietali. È così che, in questo territorio, convivono vitigni storici dei Colli Berici come Cabernet, Tai Rosso e Merlot, e varietà poco comuni come Syrah e Solaris, ciascuna vinificata singolarmente. Tutto concorre a lasciare la massima espressione al terreno, che poi è il vero filo conduttore dell’intera linea di vini Cicogna.
Oggi, portiamo avanti il lavoro dei nostri nonni seguendo il percorso delle vigne per tutti i 12 mesi dell’anno, compiendo scelte importanti e significative per il buon equilibrio dei nostri prodotti: l’alta densità (4.000 piante) per ettaro, la potatura verde, la selezione delle gemme, la doppia vendemmia a seconda del grado di maturazione, la vendemmia manuale in casse, l’irrigazione di soccorso per evitare che la pianta vada in sofferenza, compiuta esclusivamente nella fase precedente all’invaiatura.
E infine, dopo varie sperimentazioni, l’affinamento di 12 mesi in barriques di rovere francese della Borgogna (legno di Allie) con una media tostatura. Tutte operazioni che vengono eseguite a mano, vigna per vigna e giorno dopo giorno, proprio come avrebbero fatto Pietro e Domenico.