La nostra storia inizia da una casa. Quella che Giovanni Cavazza acquista assieme al vigneto della Bocara dopo essersi trasferito da Montecchia di Crosara, in provincia di Verona, alla vicentina Selva di Montebello. È il 1928 e Giovanni ha più di cinquant’anni, trascorsi tutti tra le amate vigne di cui si occupa fin da bambino assieme ai fratelli.
Nasce così “Cavazza”, nascono così le storie di vigna. Storie che raccontiamo ogni giorno con autentica passione, nell’antica casa di Selva che oggi è sede e cuore dell’azienda. Storie che costituiscono parte integrante dei nostri vini: chi li sceglie, gusta con loro decenni di vita, speranze, sogni e scommesse vinte.
All’inizio del secolo scorso non si viveva di solo vino. Il commercio di frutta, verdura e tabacco integrava i bilanci domestici. Lo spettacolo dei filari delimitati dai gelsi riempiva i campi, l’orizzonte e gli occhi. L’agricoltura era rispettosa della terra e dei cicli delle stagioni: nel sistema di coltivazione chiamato piantà, la vite “maritava” attorno a una pianta che ne sosteneva l’abbraccio e al vigneto si alternavano erba medica e granoturco. Un’armonia che da novant’anni cerchiamo di conservare nella nostra azienda agricola.
In un tempo così lungo, però, non sono mancati i momenti difficili. Nel 1943 Giovanni muore, il figlio Domenico si dedica alla cantina, mentre il fratello Pietro viene arruolato in guerra e parte per Grecia e Albania. La Seconda guerra mondiale sembra non finire mai.
Dopo la difficile prigionia in Germania, Pietro torna finalmente a casa per occuparsi del vigneto.
È il momento di dare una svolta all’azienda.
Il dopoguerra accompagna la rinascita del Paese, e con lui della nostra azienda.
Vengono eliminati stalla e fienile per dare priorità alla vinificazione. E poi una ventata di modernità: il trattore prende il posto del cavallo; l’affascinante torchio a mano viene sostituito dalle più moderne presse idrauliche, la diraspatrice a petrolio da quella elettrica; si acquista il primo filtro a piastre, più efficiente. La tecnologia serve a creare un prodotto ancora più raffinato, per questo negli anni Sessanta prosegue la dotazione della cantina con presse, filtri e pompe.
Il vino sfuso si vende ora in damigiane: è nonno Domenico a consegnarle di persona a trattorie, osterie e privati. Aumenta la produzione, la proprietà Cavazza conta ormai su 20 ettari di vigneti. Arrivano i primi vini frizzanti, nel 1965 debuttano il Sur lie Gambellara, il Recioto spumante e la Garganega secca.
L’etichetta viene incollata a mano, bottiglia per bottiglia, a sottolineare la nostra cura e quel calore umano che nessun macchinario potrà mai sostituire.
Il 1972 è un anno da ricordare: nasce il Consorzio di Gambellara e fra i promotori più convinti c’è Domenico Cavazza.
Sotto l’occhio vigile del patriarca, l’azienda che ne porta il nome acquista nuovi vigneti a Montebello (in località Prà-mira) e introduce nuovi strumenti all’avanguardia, come le presse Vaslin per la pressatura, sistema che non danneggia l’uva come accadeva in passato. Altri accorgimenti si susseguono, anno dopo anno, con l’obiettivo primario di valorizzare il “nettare degli dei”.
Il buon vino nasce dal rispetto per la materia prima, tutto il resto è esperienza costruita nel tempo mista a saggezza.
Il 1982 segna un altro passo importante. La nascita del Consorzio di tutela vini dei Colli Berici offre un ulteriore riconoscimento alle produzioni eccellenti come la nostra.
Nel 1987 l’azienda acquista la “Cicogna” sui Colli Berici. È un momento fondamentale e una svolta nella nostra produzione di vini rossi: nella nuova tenuta, con la supervisione dell’Università di Conegliano, piantiamo vitigni sperimentali come il Syrah.
Non ci fermiamo ai confini italiani: già dal 1986 intraprendiamo l’esportazione, prima in Germania, poi in Olanda e in Inghilterra. Nell’ottica della collaborazione e del confronto, partecipiamo con assiduità a fiere importanti: quella del vino di Vicenza – che riunisce i produttori della provincia –, il Vinitaly, il Prowein.
L’unione fa la forza e moltiplica le idee.
Giancarlo, Francesco, Giovanni, Luigi.
All’alba del nuovo millennio anche Cavazza si reinventa. Nel 1995 ristrutturiamo radicalmente la cantina introducendo, tra le altre novità, un severo controllo sulla temperatura di fermentazione.
Ma è nella vigna che si assiste a un passaggio epocale. I vecchi vigneti a pergola sono convertiti a guyot, un sistema di coltivazione che diminuisce la produzione di un terzo e in compenso ne aumenta enormemente la qualità. È il primo passo verso un’attenzione alla sostenibilità ambientale che non solo conferisce ulteriore autenticità al prodotto, ma recupera quel profondo legame con la terra che già Giovanni Cavazza aveva.
Non si possono valorizzare i frutti della terra senza rispettare la terra fino in fondo. Ecco perché la cantina comincia a ridurre drasticamente l’uso della solforosa: è solo l’inizio di un progetto sperimentale che continua tutt’ora nella ricerca paziente di prodotti enologici d’alta gamma eppure naturali. E anche i vini sono più green da quando sul tetto del magazzino abbiamo installato un potente impianto fotovoltaico.
Alla rinnovata produzione di passiti, su tutti Vin Santo e Recioto, affianchiamo nel 2004 la prima versione di Garganega strutturata, con una breve macerazione delle bucce, e nel 2007 il San Martino, ottenuto con appassimento delle uve merlot nel nostro fruttaio.
I nostri vini superano i confini europei e vengono apprezzati in Cina, a Taiwan e negli Stati Uniti. Oltre alle frontiere si aprono le porte dell’azienda: nella foresteria “Cicogna” organizziamo eventi e degustazioni; accanto ai filari si può partecipare alla festa settembrina della vendemmia.
Dagli anni duemila, ricerca sempre maggiore di prodotti di qualità e autentici. Legame profondo con il territorio, in particolare:
Creari primo anno 2004, prima versione di garganega strutturata – con una breve macerazione sulle bucce, ma sempre senza l’utilizzo di legno. Vigna in collina, pergola veronese, rese molto basse, terreno calcareo.
Il nostro impegno riceve nel 2014 un riconoscimento prestigioso: il premio “Omaggio al lavoro e al progresso economico” della Camera di commercio di Vicenza. Gli attestati arrivano di solito alla fine di un’esperienza; il nostro spirito è invece quello di chi, forte di un’eredità importante e di valore, si sente sempre all’inizio di nuove avventure.
L’azienda è un percorso, non un traguardo, e più è antica più deve guardare lontano.
Andare avanti, senza dimenticare da dove si arriva: questa è la nostra storia, che parla di passione, lavoro, amore per la nostra terra.
Ne coltiviamo un altro pezzo assieme?
Stefano, Elisa, Andrea e Mattia.