Acquisiti a partire dal secondo dopoguerra, arrivano oggi a circa quaranta ettari nella denominazione Gambellara, una delle pochissime zone d’Italia di origine vulcanica. Regina indiscussa di queste colline è la Garganega, sempre alla ricerca di minerali preziosi con le sue radici nodose. La Garganega si è qui perfettamente adattata, trovando in questa terra vulcanica il suo nutrimento fondamentale: una miniera di ferro, magnesio e elementi vitali nascosti sotto a uno strato di nero basalto. Un importantissimo apporto di minerali che diventa il filo conduttore dei nostri vini bianchi.
Da secoli le nostre colline sono ricoperte da uva Garganega, autoctona per eccellenza.
Leggenda vuole che questo vitigno a bacca bianca abbia origine dagli Etruschi, ma dobbiamo aspettare il Trecento perché compaia nella prima fonte scritta: il De Agricoltura di Pietro de’ Crescenzi, primo trattato che nomina e descrive le caratteristiche della varietà.
Oggi la Garganega è diffusa in tutto il Veneto, chiamata diversamente a seconda della denominazione in cui nasce: Soave, Gambellara e Custoza.
La viticoltura su terreni vulcanici non solo ha bisogno di minori interventi esterni, ma risulta anche qualitativamente superiore e più sostenibile per il nostro ambiente. La zona di Gambellara è infatti ricchissima di minerali come basalto, ferro, magnesio e potassio, e di ulteriori micro elementi che fungono da nutrimento per le nostre viti e da barriera naturale contro le malattie del suolo. Le rocce vulcaniche su cui si sviluppano i vigneti sono inoltre fondamentali per l’apparato radicale, poiché caratterizzate da macro porosità che consentono di immagazzinare risorse idriche fino al 100% del loro peso, rilasciando l’acqua molto lentamente. Aspetto non meno importante, le radici possono respirare attivamente e trarre beneficio dal contatto con rocce che presentano porosità riempite da sostanze gassose.
Il clima della zona è temperato subcontinentale, con stagioni estive e invernali ben circoscritte e, considerata anche la conformazione dell’area, evidenti differenze termiche. In particolare, proprio nelle zone pianeggianti abbiamo temperature minime molto basse a causa dello scivolamento notturno lungo i pendii dell’aria fredda proveniente dalle colline più alte.