18 Nov I “Picai”: l’intreccio dei ricordi della famiglia Cavazza
di Elisa Cavazza
Il racconto della tradizione dei “Picai”, un rito che si tramanda di generazione in generazione.
La tradizione contadina del nostro territorio, tra Montebello e Gambellara, ogni anno, proprio in questo periodo, ci permette di vivere un rituale antico e affascinante: i “Picai” (gli appesi). Il ricordo è ancora così vivo: i nonni sceglievano e raccoglievano i grappoli migliori di Garganega, quelli più sani e spargoli; le donne, poi, con la loro grande manualità intrecciavano i grappoli e le corde. Servivano precisione e delicatezza per creare ogni singolo picaio senza rovinare i chicchi dei vari grappoli, che venivano poi appesi al soffitto e lasciati appassire per mesi. Quel profumo inconfondibile che si spargeva ovunque è ancora oggi vivo nella nostra memoria ed è uno dei motivi che ci spinge a voler continuare ad utilizzare questo metodo di appassimento per produrre il nostro Capitel, Recioto di Gambellara Classico DOCG Cavazza.
Siamo legati a questo vino proprio come lo siamo a quei ricordi: anche per il Capitel, i grappoli più belli, sani e spargoli di Garganega vengono appassiti utilizzando l’arte dei Picai. Restano appesi in un luogo arieggiato e poco umido per un periodo che può variare dai 30 ai 100 giorni e, in questo tempo, le uve subiscono un processo di disidratazione naturale che permette di ottenere una maggiore concentrazione di colore, profumi, sapori e, soprattutto, zuccheri. Per sottolineare il legame con le tradizioni della nostra terra, le uve appassite vengono torchiate con un antico torchio a mano appartenente alla nostra famiglia sin dalla fine del 1800. Il mosto viene infine messo a fermentare e a maturare per un anno in piccole botti di rovere da 225 lt.
Nel bicchiere, tutto questo si traduce in un vino dal colore oro antico, concentrato e fresco, con note di albicocca secca, mandorle dolci, agrumi canditi, miele e macchia mediterranea.
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